MITI E LEGGENDE DELLA COSTA D’AMALFI

Un viaggio meraviglioso alla scoperta dei miti e delle leggende che aleggiano tra i borghi della Costiera Amalfitana e che si tramandano di generazione in generazione.


di Annalisa Russo

La Divina Costiera è la protagonista di molti racconti legati alla cultura del mare e della terra dei suoi borghi, dunque un territorio che ha conservato immutato il suo fascino e che sorprende il visitatore con miti e leggende che tuttora echeggiano tra i vicoli di questi paesi pittoreschi, ognuno dei quali è caratterizzato da una propria storia e tradizione. Per questo oggi andremo alla scoperta di alcuni dei suoi racconti più avvincenti che sono sicura ti conquisteranno.

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I Due Fratelli - Vietri sul Mare

Le Janare di Praiano e Conca dei Marini

Tra le storie più intriganti c’è sicuramente quella delle Janare, figure affascinanti e misteriose con le sembianze di donna. Secondo la leggenda un tempo queste creature erano visibili tra i comuni di Praiano e Conca dei Marini, borghi di marinai, ovvero, naviganti che di solito restavano in mare per lunghi periodi. Le Janare, infatti, rappresenterebbero da un punto di vista umano, la solitudine delle donne che a causa della tanta malinconia e frustrazione covata in assenza dei mariti in mare, diventavano appunto delle janare.
Ma chi erano queste creature misteriose? Nell’immaginario collettivo erano quelle donne che avevano l’abitudine di riunirsi sugli alberi di ulivo indossando lunghe camicie da notte bianche in attesa che i pescatori tornassero dalla pesca notturna per adescarli. Così, una volta avvistate le imbarcazioni, iniziavano ad attirare la loro attenzione con canti e dolci parole. Gli incontri che servivano per sopperire a tutte quelle mancanze, erano solo fugaci e i pescatori finivano per diventare le loro vittime sacrificali.
Il legame di queste creature fantastiche con il territorio costiero è a tal punto forte che a Praiano, uno degli otto itinerari del progetto Naturarte, è dedicato proprio a loro.

Janara in ceramic by Enzo Caruso  - NaturArte in Praiano

Il mito della ninfa Amalfi e le origini dell’omonima città

Secondo la leggenda, la nascita della città di Amalfi sarebbe legata ad un amore mitologico, breve ma appassionato, tra il semidio Ercole e la ninfa Amalfi. La morte improvvisa dell’amata, spinse Ercole a mettersi alla ricerca di un luogo degno per la sua sepoltura. Il luogo ideale secondo il semidio fu proprio l’attuale città di Amalfi amorevolmente adornata con gli alberi di limone che aveva rubato coraggiosamente dal Giardino degli Esperidi.
Insomma, secondo la leggenda, Ercole avrebbe edificato la splendida città di Amalfi proprio sulla tomba della sua amata dalla quale la città  avrebbe preso il nome.

“Ercole nel giardino delle Esperidi” di Rubens 1638 - Dettaglio

Il miracolo del latte di Pogerola, frazione di Amalfi

Tra i miti e le leggende che impreziosiscono la Costiera Amalfitana c’è anche il miracolo del latte di Pogerola, piccola frazione di Amalfi. Qui nella Chiesa della Madonna delle Grazie è conservato un busto ligneo dell’omonima Madonna risalente al 1400, la cui particolarità consiste nel fatto che sul suo seno destro è incastonata una piccola pietra di colore grigio sulla quale si narra sia caduta una goccia di latte della Madonna mentre allattava Gesù durante la fuga in Egitto.
La leggenda narra che alle ore 14:00 del 14 agosto della fine del 1500, le campane iniziarono a suonare a festa e il parroco e il popolo, una volta raggiunto l’interno della chiesa, si accorsero che dal seno della vergine fuoriusciva una gran quantità di latte.
Da quel momento ogni anno il 14 agosto viene celebrata una funzione in ricordo dell’evento miracoloso.
 

Madonna delle Grazie - Pogerola di Amalfi

Il miracolo di Sant’Andrea, Amalfi

Secondo la leggenda, nel lontano 1544 mentre il pirata saraceno Ariadeno Barbarossa aveva dato ordine di attaccare Amalfi per saccheggiarla e raderla al suolo, alcuni abitanti avevano deciso di recarsi sulla tomba di Sant’Andrea per implorare un miracolo. All’improvviso la natura si scatenò contro le navi del pirata allontanandole dalla costa e Amalfi fu salva grazie all’intercessione del Santo che da quel momento il 27 giugno di ogni anno viene celebrato con la consueta festa in suo onore che si aggiunge a quella del 30 novembre, giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra l’apostolo.

Corsa del Santo Andrea - Amalfi

I “Due Fratelli” di Vietri sul Mare

I “Due Fratelli” ovvero i due scogli simbolo della città di Vietri sul Mare custodiscono due leggende: una di natura romantica e l’altra di natura epica.
La prima leggenda narra la storia di due giovani fratelli pastori che, giunti con il loro gregge nei pressi della spiaggia di Vietri sul Mare, videro una bellissima fanciulla nuotare. All’improvviso però si scatenò una tempesta, il mare si agitò e i due giovani per portare in salvo la fanciulla si precipitarono in mare senza pensarci due volte. La fanciulla, giovane figlia del dio del mare Poseidone, rimase illesa mentre i due pastori annegarono. Fu proprio Poseidone a rendere omaggio ai due giovani e al loro gregge che vennero trasformati, secondo la leggenda, negli scogli che ancora oggi si possono ammirare.
La leggenda epica ha origine nell’assedio con cui i pirati saraceni cercarono di conquistare la città di Salerno. Per porre fine alla guerra, infatti, si decise che si sarebbero scontrati i due cavalieri più validi, da una parte il conte Umfredo dei Landolfi che rappresentava Salerno e dall’altra il principe Rajan che rappresentava i saraceni. I due cavalieri si spinsero oltre le mura di Salerno fino alla spiaggia di Vietri sul Mare dove morirono annegati. Stremati dalla battaglia avevano trovato in quegli scogli, oggi ancora visibili e che da loro prendono il nome, un appiglio per riposarsi. A causa dell’alta marea però annegarono e, poco prima di morire,  ebbero appena il tempo di notare che il loro stemma fosse lo stesso e che quindi, in realtà, erano fratelli di sangue.

I Due Fratelli - Vietri sul Mare

La leggenda de' Li Galli, l’arcipelago al largo di Positano

L’arcipelago de' Li Galli è considerato da sempre la dimora delle sirene, creature fantastiche ben lontane dall’immagine fiabesca della sirena, mezza donna e mezzo pesce, alla quale siamo abituati oggi. Queste sirene, infatti, erano rappresentate nell’iconografia greca con il corpo metà donna e metà uccello, ricordando piuttosto l’immagine dei galli, dai quali il nome dell’arcipelago proviene.
Secondo la leggenda gli unici che riuscirono a fronteggiare le sirene furono gli Argonauti, Ulisse e Orfeo. Quest’ultimo le umiliò con il suono della sua lira la quale emetteva un canto ancora più melodioso di quello che le sirene erano solite utilizzare per attirare i marinai.
Sconfitte per tale affronto le sirene si gettarono in mare e si trasformarono in sassi.

Arcipelago Li Galli -  Golfo di Salerno

La leggenda di San Pantaleone a Ravello

San Pantaleone, nato a Nicomedia nell’attuale Turchia nel III secolo,  è il santo patrono di Ravello, la città in cui il 27 luglio di ogni anno si assiste al miracolo della liquefazione del suo sangue.
Secondo la leggenda, l’ampolla tuttora custodita nel Duomo della città di Ravello sarebbe giunta fin qui a bordo di un’imbarcazione proveniente da Costantinopoli tra il IX e l’XI secolo. I marinai a bordo colti da un’improvvisa tempesta a Marmorata, una frazione di Ravello, interpretarono quell’evento come l’intento della reliquia di voler restare  in quella terra. La consegnarono quindi ad alcuni sacerdoti che con una solenne processione, la portarono alla Cattedrale dove tuttora si venera.

San Pantaleone - Duomo di Ravello

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